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LUCCA

La Villa Reale di Marlia
e le sue Camelie

Fotografie e testo
di Cris
tina Archinto

Camelia japonica "Bellina Major""

Villa Marlia, un'incantevole dimora rinascimentale sita nelle vicinanze di Lucca, rappresenta uno dei tesori della regione. La sua bellezza è sublimata dal celebre Viale della Camelie, dove il visitatore viene rapito dalla visione di oltre quaranta varietà di Camellia japonica, che con i loro fiori eleganti e vistosi, declinati in varie tonalità di rosso, rosa, bianco e rosa, si stagliano tra grandi cespugli dalle foglie verdi lucide. Il leggero susseguirsi del ruscello, che trasporta i petali caduti verso valle, crea una piacevole sensazione di freschezza e di una certa atmosfera orientale, in grado di stregare i sensi del visitatore.

La camelia è un fiore originario dell'Asia orientale, principalmente della Cina e successivamente del Giappone. Le prime menzioni ritrovate sulle camelie risalgono alla Cina del terzo secolo a.C., dove il poeta Hsu Fu scrisse di un fiore meraviglioso che cresceva nella provincia di Hunan. Successivamente la sua coltivazione venne introdotta in Giappone dove diventò particolarmente popolare tra la nobiltà per la sua bellezza e la sua importanza simbolica. Durante il periodo Edo (1603-1868), le camelie furono coltivate in giardini privati e pubblici in tutto il Giappone anche per la loro varietà di colori.

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Camelia japonica "Francesca da Rimini"

In occidente le camelie furono scoperte nel XVIII secolo dal missionario gesuita francese Georg Joseph Kamel, che viveva nelle Filippine. Kamel scoprì la pianta e la descrisse nel suo lavoro "Herbarium Amboinense" del 1704. Tuttavia, la diffusione vera e propria delle camelie in Europa e la loro popolarità come pianta ornamentale è da attribuite agli olandesi dal 1739. In passato il grande innovatore della poesia giapponese e padre del genere haiku, Matsuo Basho (1644-1694), ispirandosi alla natura e ai paesaggi che incontrava girando per il Giappone un giorno scrisse, "La camelia, dolce, solitaria e senza pretese, più che qualsiasi altra pianta, mi ricorda la bellezza umana."  Oggi non sono certa che la penserebbe allo stesso modo per quanto riguarda l’umanità, ma la bellezza della Camelia non è di certo appassita nel tempo.

La Villa Reale di Marlia offre anche una lunga storia piena di personaggi. Nata come un fortilizio per il Duca di Tuscia diventò col tempo un palazzo signorile passando da una famiglia all’altra fino al 1651 quando venne acquistata da Olivieri e Lelio Orsetti. I nuovi proprietari innamorati del luogo avviarono notevoli ampliamenti e abbellimenti concentrandosi anche sul giardino con l’aiuto del celebre architetto paesaggista francese Jean-Baptiste Dye con nuove sistemazioni di viali e giardini scenografici dal gusto decisamente barocco.

Nel 1806 fu la volta di Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone e allora principessa di Lucca, che acquistò la proprietà. Il legame della Principessa con la Villa Reale di Marlia fu particolarmente appassionato e a lei infatti si devono i maggiori interventi che trasformarono nuovamente la struttura del palazzo ed i suoi giardini. Il modello che adottato fu quello della Malmaison, la residenza privata di Napoleone e Josephine vicino a Parigi, una dimora caratterizza per l'armoniosa fusione tra la sobrietà del classicismo e la raffinata eleganza del periodo imperiale, inoltre fece parzialmente ridisegnare il Parco secondo la moda dell’epoca con Giardino all’inglese: un caso raro a quel tempo in Italia. 

Dopo la caduta di Napoleone, Elisa dovette lasciare il suo regno nel 1814, e la Villa Reale passò ai Borboni che ne fecero la loro residenza estiva, diventando protagonista di splendide feste da ballo, con ospiti illustri tra principi e sovrani.

Arrivato il declino dei Borboni nel 1861 la villa fu abbandonata al suo triste destino, i beni furono confiscati e messi all’asta e molti alberi secolari del Parco abbattuti per produrre legname, fino all’arrivo nel 1923 del Conte e la Contessa Pecci-Blunt che acquistarono la villa lucchese e l’anno successivo commissionarono a Jacques Greber (1882-1962) architetto, urbanista e paesaggista francese, il restauro del Parco e dei giardini, con l’intento di unire tradizione e innovazione. Vennero creati boschi, ruscelli, elementi bucolici che andarono a completare e arricchire il quadro romantico dei giardini ma soprattutto costruì il lago elemento tutt’ora molto importante all’interno dell’ecosistema del parco.

Dal 2015 è di proprietà di Henric e Marina Grönberg, un imprenditore e una designer svedesi, che hanno acquistato una proprietà molto trascurata e in disuso con l'obiettivo di restaurare e preservarne il patrimonio storico-artistico e di aprirla al pubblico. Il loro lavoro duro lavoro di restauro ha permesso di recuperare l'aspetto originale della villa e il risanamento del parco, il tutto messo a dura prova da una terribile tempesta di vento avvenuta pochi mesi dopo l’inizio dei lavori che ha abbattuto molti alberi secolari. Oggi il risultato dei loro sforzi si vede e la villa col suo parco merita sicuramente una visita.

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La facciata della Villa Reale

Presenti nel parco nella zona del lago si trovano due esemplari di salici piangenti, posizionati quasi fossero due quinte alla lontana villa, che in questa stagione si tingono di quel verde chiaro delicato per via delle nuove foglioline.

Il salice piangente (Salix babylonica) è un albero originario della Cina e presente in diverse parti del mondo. Presente da sempre nei parchi e nei giardini, spesso viene piantato vicino ai corsi d'acqua perché le sue radici sono in grado di trattenere il suolo e prevenire l'erosione. Il nome "piangente" deriva dalla caratteristica dei suoi rami sottili e flessibili che possono pendere fino a toccare il terreno dando l'impressione che l'albero stia effettivamente piangendo oppure come suggeriva Lewis Carroll in Alice nel Paese delle Meraviglie "Era un prato di erba alta e di fiori, con un corso d'acqua che scorreva vicino, e su cui pendeva un grande salice piangente che sembrava abbassarsi per ascoltare."

Due esemplari di Salice piangente (Salix babylonica)

GALLERY

Fotografie ©CRISTINA ARCHINTO

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