TOSCANA
Le vie cave di Pitigliano
di CARLA DE AGOSTINI
Pitigliano, insieme a Sovana e Sorano, in Toscana è una delle città del tufo. Suggestivo borgo medievale che sorge su uno scosceso sperone di tufo, domina dall’alto le vallate circostanti, dove il Prochio e il Meleta si gettano nella Lente. Piccolo ducato indipendente nel corso del Basso Medioevo e Rinascimento, è considerata la piccola Gerusalemme della Maremma per il ruolo cardine che gli ebrei hanno avuto nella vita della città, e perché è sempre stato centro di rifugio nell’Italia Centrale: l’insediamento iniziò probabilmente nel XVI sec. ad opera dei conti Orsini.
Nella vallata che lo circonda si trovano le Vie Cave, percorsi propriamente scavati nel tufo lungo declivi rupestri di origine vulcanica, opere uniche al mondo e di enorme importanza storico culturale che risalgono agli Etruschi. Nella sola Pitigliano si contano almeno una decina di vie cave, tra cui quella del Pantano e quella di San Lorenzo, e tutte hanno dimensioni variabili: lunghe fino al massimo di un chilometro, hanno una larghezza tra i due ed i quattro metri e arrivano in altezza fino ai venticinque metri. Questi percorsi tortuosi e spesso connessi tra loro rappresentano un mistero per gli studiosi: non si hanno risposte precise sul loro utilizzo, alcuni ipotizzano un uso di carattere sacro e funerario, altri sostengono fossero vie di collegamento, sistemi difensivi o ancora opere per il deflusso delle acque. La tesi sui percorsi funebri, ad oggi, sembra quella più condivisa, perché tendenzialmente i percorsi semi-sotterranei coincidono con l’attraversamento di una necropoli.
Al tempo degli etruschi le Vie Cave erano più basse, man mano che l’uso si è diversificato, fino a diventare scorciatoie che permettevano ai locali di aggirare le alture creando delle scorciatoie tra paesi e vallate, sono diventate sempre più profonde. È stato infatti calcolato che il percorso percorribile oggigiorno è spesso più basso di oltre dieci metri. Molto probabilmente questa differenza è dovuta a diverse opere di rifacimento fatte nel tempo, come ulteriori scavi per regolarizzare l’erosione del piano stradale, consumato e reso disomogeneo in particolare dal calpestìo degli zoccoli degli animali da soma.
Percorrendo questi sentieri si può infatti leggere la storia del luogo attraverso i segni lasciati nel tempo, si ritrovano tombe e incisioni del periodo etrusco, scritte di origine medievale o segni di regimazione delle acque, fino all’epoca cristiana e la realizzazione di "scacciadiavoli": nicchie contenenti immagini sacre che avevano lo scopo di rassicurare i viaggiatori. Ma non è finita, si possono trovare segni a testimoniare riti pagani col tempo diventati tradizionali, come la celebrazione del 19 marzo nella via cava di San Giuseppe, tuttora celebrata con una processione notturna, durante la quale si portano fascine ardenti per festeggiare l’arrivo della primavera.
Altra particolarità è il microclima che si è creato tra queste pareti vertiginose, in alcuni tratti le fronde degli alberi hanno creato una sorta di tetto vegetale che ha favorito la crescita di una vegetazione tipica degli ambienti umidi e ombrosi, quali felci, muschi, licheni, edere e liane che creano suggestivi giochi di luce e contribuiscono ad accrescerne il fascino.