LAZIO
Acqua e paesaggio
Acque ferme, correnti, termali: segnano i territori del Lazio confluendo nel Tevere, nei tanti laghi vulcanici, disperdendosi tra risorgive, marranelle e pantani. Copiose in inverno ma scarse d’estate, hanno reso necessarie, per il loro sfruttamento, soluzioni della cui perizia, le antiche rovine monumentali resteranno a lungo modelli ineguagliabili. Opere ad uso irriguo, potabile o idraulico - mantenute nella pur declinante funzionalità e soggette a continui aggiustamenti dell’impianto strutturale - hanno così garantito la trasmissione di saperi, osservazioni sperimentali e conoscenze applicate che, a partire dal Rinascimento, configureranno quanto poi risulterà una vera e propria rivoluzione scientifica.
Laghi nel Lazio

Lago di Bolsena
Nel Seicento Roma richiama fitte schiere di intellettuali: nel vasto entourage di ricchi pontefici e colti cardinali, gli incarichi sono ambitissimi, le carriere folgoranti, il successo sempiterno. Sull’Urbe gravitano i massimi architetti, pittori e scultori, assieme a botanici, matematici, geografi e a una moltitudine di avventurieri o semplici truffatori. In questo clima effervescente, cosmopolita e avido di novità, sulle strade già battute dai pellegrini, fiorisce il Grand Tour. A Roma si spingono viaggiatori e scienziati, pionieri e letterati, che risvegliano scenari da secoli assopiti, in forma di paesaggi da ammirare, panorami da ritrarre o da ricreare in sempre più complesse sistemazioni vegetali.
È il 1675 quando Gaspar Van Wittel, giovane immigrato olandese, aspirante cartografo, accompagna coi propri schizzi i progetti per rendere navigabile il Tevere. Nasce la veduta: un diverso modo di guardare che cattura ed esalta l’armonia tra città, campagne ed equilibri naturali. Altri ne ricalcheranno lo stile “dal vero” senza tuttavia coglierne l’eredità più pura: il fascino per i cambi di luce, le sfumature locali, i mutamenti stagionali.
Neanche settant’anni dopo, Piranesi si limita a decorare le mappe che dell’alveo fluviale dettagliano morfologia e profondità. Le teorie meccaniciste stanno per scalzare le basi empiriche della ricerca: tecniche sempre più settoriali e interventi sempre più artificiali si illudono di poter separare le acque dalla terra. Gli ideali estetici sono relegati ai luoghi di piacere, alimentano vivai e giardini: rinfrescati da fontane e ninfei protesi a riflettersi sulle sponde lacuali, scrigni preziosi di piante altrove scomparse, i parchi inglobano interi ecosistemi e dimostrano come trasformare le forze selvagge della natura in biodiversità. Ora sono loro a tramandare quella felice concezione unitaria che tutela l’ambiente per arricchire il paesaggio dell’uomo e, con la loro bellezza, a ricordarci oggi il senso più profondo della nostra esistenza sul pianeta. Alessandra Valentinelli
Il lungo viaggio del Tevere
![]() | ![]() | ![]() |
---|---|---|
![]() | ![]() | ![]() |
![]() | ![]() | ![]() |
![]() | ![]() | ![]() |
![]() | ![]() | ![]() |